mercoledì 18 gennaio 2012

L'ecomostro del Funtanin


Anche Ventimiglia ha avuto il suo ecomostro, non che adesso non ce ne siano più, ma quello, sorgendo sulla collina subito sopra il forte dell’Annunziata, aveva un impatto notevole sul profilo della costa deturpando un paesaggio tra i più belli del ponente ligure. Mi riferisco al palazzone di molti piani, una casa popolare dell’Ina-casa costruita nel 1954, che si può distintamente vedere sulla sinistra nella fotografia risalente agli anni ’50 del secolo scorso. Probabilmente sarebbe stato ancora lì se una frana non lo avesse abbattuto pochi anni dopo la sua costruzione agli inizi degli anni ’60.

Due immagini a confronto:  quella a sinistra anni '50 a destra oggi. Sono scomparsi il palazzone Ina-Casa e la vecchia caserma dei Bersaglieri diventata ospedale di Santo Spirito.
Quella frana è nota come la frana del Funtanin dal nome della zona che ha interessato con lesioni sempre più preoccupanti fin dai tempi più remoti ma che sono divenute estremamente pericolose nell’autunno del 1959 tanto che “la commissione ha riscontrato lesioni nella massima parte delle strutture principali portanti dell’ossatura in cemento armato. Successivamente, estendendo l’esame all’edificio adibito ad orfanatrofio, a quello dell’ospedale civile , ai muri di sostegno della passeggiata Fontanin, della sottostante via Aurelia, della palestra della scuola di Avviamento Professionale, ed in complesso di tutti gli edifici ed opere esistenti nella zona a sud ed ad est del fabbricato Ina-Case, la commissione ha constatato che tutta la zona è interessata da un vasto movimento franoso con aspetti preoccupanti” . Subito dopo quell’evento furono messi in atto alcuni provvedimenti, principalmente volti alla salvaguardia della strada sottostante attraverso la quale passava allora tutto il traffico automobilistico per la Francia, che non ebbero però un effetto risolutivo e che tamponarono la situazione per un paio di anni. Nell’autunno del 1961 gli eventi precipitarono tanto da richiedere lo sgombero dell’ospedale di Santo Spirito che era divenuto pericolante, il suo abbattimento e l’abbattimento di altre costruzioni della zona tra cui quel  palazzone Ina-Casa che ancora si può vedere nella fotografia sottostante.  

Marina San Giuseppe, anni '50. Sullo sfondo il palazzone Ina-casa che sovrasta il forte dell'Annunziata.

Ecco come quell’evento veniva ricostruito dal cronista de La Stampa alla fine del 1961 quando la situazione ormai divenuta insostenibile richiese l’adozione di  decisioni ed interventi drastici ed urgenti: “La storia della frana sulla via Aurelia in località Funtanin (a occidente di ventimiglia, in direzione del valico di Ponte San Luigi) è vecchia di due anni. La scarsità di fondi, le esitazioni della burocrazia, le rigide divisioni di competenze, l’hanno trascinata fino ad un epilogo che, se non avvengono prodigi, sarà disastroso quanto assurdo. Nel 1959 una parete di roccia e di argilla su cui era intagliata la via Aurelia cominciò a cedere, scivolando verso il mare, che si vede a picco, sotto brevi terrazze di garofani. Dopo violente piogge la frana travolse la strada nazionale; il traffico da e per la Francia fu avviato su una ripidissima “variante”, a senso unico alternato, poche centinaia di metri più in alto. Intanto la collina intera si muoveva: è una massa di roccia posta su falde argillose, inumidite e spinte verso il mare da grandi riserve sotterranee  d’acqua, alimentate regolarmente dalle piogge autunnali e invernali. Crollò una parete di una scuola, crollarono diverse abitazioni, cominciò a dar segni di cedimento l’ospedale di Santo Spirito, un grande fabbricato moderno posto quasi sulla sommità della parete, esattamente sulla verticale della frana che aveva travolto la via Aurelia.” 

Marina San Giuseppe, oggi. Sullo sfondo solo il forte dell'Annunziata.
(Nota: Il testo in corsivo è tratto dal giornale La Stampa)

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